C’è una parte di Mondo che mi ha sempre fatalmente catturato. Al punto di avere, un inverno qualsiasi di diversi anni fa, studiato una corposa guida del sud dell’Africa, contattato degli ostelli in Zambia e compilato dei moduli online per i visti in Zimbabwe. Quindi sono entrato in agenzia di viaggio e sono uscito, raggiante, con un biglietto aereo per il Guatemala.
Eh, già: mi sono quasi sempre arreso a quel richiamo!
Non ho mai disdegnato il resto del Mondo, naturalmente. I paeselli ordinati della Romantiche Strasse, il candore di una Rovaniemi silenziosa o le forme ammalianti dei templi di Khajuraho…ma è principalmente il caos di quella America delle lingue latine, ad attrarmi.
In quel sud di un Mondo al contrario dove il vento gelido arriva da mezzogiorno, ci vado per sentirmi a casa, da viandante un po’ spaesato nel posto in cui è nato.
E nel giurare fedeltà eterna al caos, i miei viaggi sono sempre rigorosamente disorganizzati.
Si, certo: un itinerario di massima lo immagino sempre, ma è solo un improbabile equilibrio tra il gusto piacevole dell’imprevisto e un timido tentativo di programmare. Soprattutto negli ultimi anni, da quando è arrivato un futuro di figli, sebbene ancora piccoli, trascinati in viaggio con me.
Ma inseguire una musica o fermarsi improvvisamente ai lati di una strada per un tajine fumante, rimane per me il senso della strada stessa. Così come i profumi e i sapori. E le persone, soprattutto. In questo modo talvolta mi sono anche ingabbiato in qualche impiccio, ma fortunatamente ho sempre trovato la chiave per uscirne.
Con me viaggiano sempre un paio di penne e un blocco a righe dove sovrappongo a caso appunti, scarabocchi, pensieri, nomi, prezzi qualche polemica e ancora pensieri. E ogni volta che lo apro, in viaggio o a casa, mi rammarico di essere totalmente incapace di disegnare. Ho smesso di provarci da anni, ma insisto nel non stare mai nelle righe.
Lontano da casa amo perdermi tra i colori dei mercati, osservare la gente mentre compra, annusare le spezie e assaggiare i formaggi. Mi piacciono i tavoli in legno delle osterie e i banconi in marmo di quei caffè antichi che sanno di belle époque. Tranquillo o nervoso che sia, adoro ascoltare il mare e guardarlo dritto negli occhi. Mi fa paura, ma credo non smetterò mai di incantarmi di fronte alle onde.
Dei luoghi mi incuriosiscono i dettagli, i particolari. Quelli che, per descriverli, bisogna proprio trovare la parola giusta. E allora riapro il blocco e tra le righe, qualche frase, ogni tanto, esce fuori convinta. E la racconto nel mio blog www.improntenelmondo.it.
Ah, dimenticavo: sono Andrea, sono nato a Verona un po’ più di 40 anni fa e dalla finestra di casa vedo i vigneti della Valpolicella.